Dal PalaMangione alle cucine di New York: la storia di “Coki” Mermolia

«Credo che il basket a Gioia Tauro non possa morire»

Antonio Coki MermoliaOggi vogliamo raccontarvi la storia di un giovane di Gioia Tauro cresciuto a pane e basket ed adesso chef a Manhattan in un famosissimo ristorante italiano. Stiamo parlando di Antonio Mermolia, per tutti gli appassionati di sport semplicemente “Coki”. Lo ricordiamo, come se fosse ieri, con la maglia nero-arancio e la fascia di capitano a sfrecciare tra un canestro ed un altro, con la sua tecnica e velocità, ma questa è un’altra storia.
Appena vent’enne Antonio si avvicina al mondo della ristorazione, complice l’attività di famiglia e la grande passione trasmessagli dalla nonna. Nel 2011 Coki inizia uno stage formativo a Taormina nelle cucine dello chef Pietro D’Agostino de “La Capinera” dove ci rivela: “ho imparato cosa è il rispetto della materia prima, la stagionalità e soprattutto la dedizione al lavoro”.
Con questa esperienza in mano ritorna nella sua struttura dove il caso vuole che incontri un manager siciliano alla ricerca di un cuoco del Sud Italia che lo aiuti nel rilancio di un ristorante italiano a New York. Senza sapere molto dell’America, Coki non ci pensa due volte ed accetta la proposta. Da allora Antonio è lo chef de “Il Punto”, ristorante italiano situato a Manhattan, a pochi passi da Times Square, nel quartiere di Hell’s Kitchen.
Lo abbiamo intervistato, con piacere, attraverso Facebook per rievocare assieme a lui la sua carriera di giocatore professionista di basket. Nel suo passato sportivo Coki ha giocato in B dilettanti a Pozzuoli e poi a Scauri, Certaldo, Catania e naturalmente nella sua Gioia Tauro.

Ora che sei a New York cosa ti viene in mente quando pensi alla tua città?
Beh prima di ogni cosa penso alla mia famiglia, al mare ed alla stroncatura”.
Chef Antonio MermoliaQuali sono i ricordi della tua avventura sportiva a Gioia Tauro? Momenti belli e brutti?
Sono tanti i ricordi, è difficile ricordarli tutti. Certamente non potrò mai dimenticare la prima promozione e l’anno della finale persa in C dilettanti. Per fortuna non ho mai avuto brutti momenti, solo soddisfazioni e tanti amici con cui condividere una grande passione e dei sogni”.
Dopo quasi 19 anni a Gioia Tauro torna il calcio che conta grazie alla Nuova Gioiese del presidente Rombolà, cosa ti senti di dire?
Sono molto felice per la famiglia Rombolà che con tanti sforzi e sacrifici ha mantenuto e rilanciato l’animo della Gioiese, speriamo possa trovare dei sostenitori del suo calibro“.
E del basket?
Credo che il basket a Gioia Tauro non possa morire e sono convinto che qualche appassionato riuscirà a far tornare la voglia di dare ai giovani una chance di praticare questo sport e di realizzare i propri sogni“.
Concludiamo l’intervista lasciando a te la parola.
Voglio salutare tutti gli amici e tutti i giocatori di basket che ho incontrato sul campo. Spero di aver lasciato un buon ricordo come giocatore e come persona. Il basket è sempre dentro di me, quando ho tempo seguo tutti e mi faccio valere sui playground della grande mela“.

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