Domenico Bagalà: «Il progetto Koa Bosco? Qualcosa di unico nella mia vita»

Sul futuro del calcio dilettantistico: «Ormai chi vuole mantenere una squadra di calcio deve autofinanziarsi»

Intervista a tutto campo con il direttore generale del Koa Bosco, Domenico Bagalà. Il dirigente gioiese ripercorre la sua passione calcistica, raccontando aneddoti e facendo un’attenta disamina sui possibili scenari che potrebbero rilanciare e/o indebolire il calcio dilenttantistico.

Dove e quando nasce la passione per il calcio dilettantistico per Domenico Bagalà?

«Beh la mia passione per il calcio in generale nasce già nel lontano 1995/1996 quando giocavo in formazioni umbre come l’Angelana e Bastia Umbra che militavano in Promozione. Ero anche uno spettatore della famosa primavera del Perugia che vinse due campionati di fila con i promettenti Materazzi e Gattuso, e le loro sfide con i miei compaesani Babuscia (Fiorentina) e Condò (Pescara). Ma in particolare mi sono riavvicinato nel vedere gli allievi regionali della Virtus Gioia dove giocava un certo Alessandro Dato, classe 1992. Mi ero innamorato per il suo modo di giocare, peccato che non abbia continuato. Poi in quella squadra c’era anche il forte Guerrisi oltre che Saccà, giocatori che militano nella Nuova Gioiese,  senza dimenticare Nico Spanò».

È più facile fare il dirigente nella propria città o in un luogo diverso?

«Fare il dirigente nella propria città dà una sensazione emozionante, cercare di far bene nella propria città è qualcosa di indescrivibile. Ma non ti nascondo che questi due anni a Taureana mi hanno fatto maturare moltissimo e intorno a me si è creato un clima di vero rispetto reciproco sia con la società che con i calciatori e i tifosi. Non ti nascondo che mi piacerebbe tornare a Gioia per dare il massimo».

Il calcio dilettantistico a tuo avviso sta andando, causa una profonda crisi economica, verso un lento inesorabile declino o ci sono i presupposti per una ripresa?

«Si deve dare una sterzata, la forte crisi  sta cancellando molte società calcistiche che non riescono a pareggiare i conti con le entrate e le uscite, molte volte tratte in inganno da  promesse di sponsorizzazione  non mantenute. Ormai chi vuole mantenere una squadra di calcio deve autofinanziarsi, con dei programmi seri e ben definiti, creare un progetto per poter autofinanziare la propria società. Solo cosi ci potrà esserci una buona ripresa».

Il progetto KOA BOSCO cosa rappresenta per Domenico Bagalà?

«Il progetto Koa Bosco rappresenta qualcosa di unico nella mia vita. Inizialmente dovevo soltanto preparare i documenti per l’iscrizione, poi piano piano mi sono venuto a conoscenza dei  ragazzi, con le loro difficoltà, i loro sogni e da loro ho appreso moltissimo,  particolarmente il coraggio, la voglia di riscatto, di rivincita e le loro sofferenze sono diventate le mie, le loro gioie sono diventate le mie. Poi a livello mediatico è stato favoloso, essere stati presenti nelle reti Rai, Sky, LA 7, numerosi giornali nazionali, senza dimenticare l’ultima nostra intervista su RTL, la tv tedesca. Noi vorremmo essere da collante tra di noi italiani e gli africani battendo cosi questo muro di ignoranza. Essere stati ospiti della Juve, aver ricevuto un premio importantissimo a Milano per l’integrazione, e vi invito a guardare la pagina www.premiocampione.it, lo stretto contatto con il presidente Aic DamianoTommasi molto attento alle problematiche del razzismo, tutto ciò rappresenta un momento per far dimenticare le dure storie che questi ragazzi si portano alle spalle. Vorrei ringraziare pubblicamente Don Roberto Meduri; “il faro” in questo progetto è Mimmo Mammoliti per avermi chiamato a dargli una mano, senza dimenticare i ragazzi della tendopoli di San Ferdinando e di Rosarno. La diocesi Oppido Palmi con monsignor Milito, la Caritas con Cecè Alampi sempre presenti nell’aiutare i più disagiati».

Da gioiese purosangue che giudizio dai alla realtà primaria cittadina della Nuova Gioiese? La serie D è un punto d’arrivo oppure in un futuro non troppo lontano si potrebbe pensare al raggiungimento della Lega Pro?

«Bisogna ringraziare il presidente Rombolà per averci riportato nel calcio che conta,  un campionato la serie D che fa onore a livello sportivo e da gioiese mi vanto spesso della squadra quando mi ritrovo con altri addetti ai lavori, ma anche qui le problematiche non mancano. Molte promesse di sponsorizzazioni poi non mantenute, perciò onore al presidente per aver superato le difficoltà. Dopo credo che debbano lavorare molto sull’immagine, molte volte certe dichiarazioni vanno evitate, si attacca spesso tutta la popolazione gioiese rendendosi antipatici. Le critiche fanno parte del gioco, non tutti sono contro la società. E tutto il gran lavoro fatto fino ad oggi viene cancellato da chiacchiere da bar. Con la giusta maturazione si potrà pensare di al gran salto di categoria. Forza presidente non mollare».

Alcuni addetti ai lavori vorrebbero una squadra unica nella Piana. Strada percorribile o da scartare a priori?

«Potrebbe diventare una bellissima realtà, ma non so dirti quanto tempo potrebbe durare, mettere tante persone insieme non è facile. In molte società già oggi nascono sempre problemi, pur essendo realtà piccole, immagina tante persone che litigano, sarebbe una sconfitta e uno spreco di forze e denaro».

Per concludere: il direttore Bagalà il prossimo anno continuerà ad occuparsi di KOA Bosco o ci potrebbero essere spazi interessanti dirigenziali in altre società, magari di categoria superiore?

«Il Koa Bosco ha priorità nonostante qualcuno già pensa che sarà una meteora, ma c’è una programmazione almeno di 5 anni. Il Koa Bosco non è solo calcio ma nel progetto ci altre attività come il coro gospel, e stiamo organizzando la squadra di rugby e quella di atletica. Quindi faccio un appello, chi vuole sposare questo progetto, da noi è il ben accetto, le porte sono sempre aperte, stiamo organizzando una giornata con Thuram che presenterà il suo nuovo libro e ci sarà anche un incontro calcistico con nuove e vecchie glorie del calcio mondiale. Le iniziative non finisco qui, ma ancora non posso svelare niente. Per altre realtà societarie mi piacerebbe stare con i giovani , sempre con una società con progetti seri…».

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